Un film di Fede Alvarez. Con Cailee Spaeny, Isabela Moner, Archie Renaux, David Jonsson, Aileen Wu, Spike Fearn, Rosie Ede, Ian Holm, Daniel Betts. Genere Horror - USA, Gran Bretagna, 2024. Durata 119 minuti circa.Giovani provenienti da un mondo lontano affrontano una diversa forma di vitaTornano ancora una volta gli xenomorfi, la Weyland-Yutani Corporation e un equipaggio in larga parte destinato al massacro.di Andrea Fornasiero
Rain e il suo androide Andy, che lei cerca di far passare per il proprio fratello, cercano di lasciare la grigia e mefitica colonia mineraria dove vivono per andare su un pianeta in cui si vede il sole. Ma la Weyland-Yutani li incastra con una contraffazione del loro contatto e così non hanno altra scelta che accettare la proposta dell'amico Tyler: rubare alcuni moduli criogenici da una stazione di ricerca spaziale della Weyland-Yutani, per affrontare in proprio il viaggio verso un altro pianeta. La stazione divisa in due sezioni, Romulus e Remus, è abbandonata e prossima a distruggersi nello schianto con un anello planetario, ma ospita i resti di un androide e soprattutto le tracce delle inquietanti creature che hanno massacrato l'equipaggio.
Torna alle origini la saga di Alien per il suo primo film targato Disney. Fede Álvarez ci mette la visceralità basilare da B-Movie, ma l'omaggio ai capitoli precedenti della saga ne deraglia la purezza.
Alien: Romulus è infatti soprattutto un medley dei film precedenti e Álvarez, che pur trova diverse buone idee di sceneggiatura e messa in scena, finisce per adagiarsi troppo nel ruolo di una cover band. I richiami ai capitoli trascorsi sono infatti evidenti, ma le dinamiche tra i personaggi hanno un elemento interessante nel rapporto che gli altri hanno con l'androide Andy, interpretato da un notevole David Jonsson, già ottimo in Industry ma qui per la prima volta con una chance significativa sul grande schermo. Per Rain, Andy è tutto quel che le resta del padre e davvero è come un fratello, tanto che non ha il coraggio di dirgli che nel pianeta dove vogliono andare lui sarebbe dismesso. Per un altro membro della banda invece rappresenta la logica corporativa che gli ha sottratto la madre e l'ha portato a odiare tutti gli androidi. Andy inoltre è fondamentale per la missione perché solo lui, in quanto prodotto dalla Weyland-Yutani, può sbloccare certe aree della stazione orbitante. Non bastasse questo, Andy finirà anche posseduto da un modulo della compagnia che gli fornisce un netto upgrade ma ne cambia pure le direttive.
Come in Prometheus e in Alien: Covenant la trama gira così, in larga parte, intorno all'androide, ma in modo del tutto diverso e legato sia alle emozioni degli umani intorno a lui, sia al tema corporativo che è sempre stato presente nella serie. Tanto che Álvarez resuscita digitalmente lo scomparso Ian Holm per le fattezze del sinistro androide di bordo. Di solito sarebbe un'operazione di cattivissimo gusto ma qui è efficace perché l'androide è molto malmesso e quindi non deve recitare come un vero umano: il suo volto è solo una maschera e che sia ontologicamente e pure manifestamente disumana è coerente alla narrazione, oltre che un omaggio al primo film. Ma Alien: Romulus non si accontenta di tornare a Ridley Scott e nel secondo atto mette i protagonisti di fronte a un nido di xenomorfi, spostandosi in zona James Cameron. Ci sono poi alcuni elementi che riprendono gli esperimenti genetici di Prometheus e il finale richiama ampiamente Alien - La clonazione di Jeunet. E, per inciso, il regista ha spiegato di aver citato anche il videogame "Alien: Isolation", attraverso i telefoni di bordo e il modo in cui sono legati al precipitare degli eventi.
L'operazione funziona bene per tre quarti, ma quando la storia sarebbe esaurita viene rilanciata da un ultimo confronto, che in un certo senso richiama il breve ultimo scontro sulla navicella di fuga del film di Scott, ma che qui si fa molto più lungo ed elaborato, risultando un eccesso di carne al fuoco. Il richiamo al film di Jeunet poteva benissimo essere rinviato a un eventuale prossimo capitolo, senza prolungare la durata di Alien: Romulus, che invece proprio nella sua asciuttezza dà il meglio di sé. Un altro piccolo limite è nei troppi confronti ravvicinati con gli alieni, che perdono tempo a digrignare i denti e schizzare liquidi, dando ogni volta il tempo ai personaggi per trovare un modo di liberarsi degli xenomorfi. Nel complesso comunque, dopo la pesantezza e le spropositate pretese di tutti i sequel della serie dal terzo in poi, e dopo i dimenticabilissimi incontri con Predator, questa rivisitazione che vuole catturare lo spirito originario della saga è senz'altro benvenuta. Non è una boccata d'aria fresca, ma è per lo meno un riciclo raffreddato da un condizionatore. Certo questo tipo di rigenerazione del franchise aveva funzionato meglio con Prey per Predator, che apportava anche elementi innovativi, ma Álvarez ne esce comunque bene e Cailee Spaeny, certo meno amazzone di Ripley, pure fa la sua buona figura.