WE ARE THE THOUSAND - L'INCREDIBILE STORIA DI ROCKIN'1000

Locandina Un film di Anita Rivaroli. Genere Documentario - Italia, 2020. Durata 78 minuti circa.


Trama

Appassionato di musica, il geologo romagnolo Fabio Zaffagnini ha un'idea spettacolare e temeraria: organizzare un raduno di mille persone, tra cantanti e musicisti amatoriali, che esegua Learn to Fly dei Foo Fighters. La performance, diretta e registrata da professionisti, verrà condivisa sui social, nella speranza di intercettare il gruppo statunitense e convincerlo a venire a suonare in città. È una fantasia talmente folle da essere accolta e condivisa da un gruppo di entusiasti che si mette al lavoro per realizzarla. Tra ostacoli e difficoltà tecniche ma sull'onda di un grande entusiasmo del fare musica insieme, il sogno di Fabio, Rockin' 1000: Romagna Calling Foo Fighters, si realizza il 26 luglio 2015 al Parco Ippodromo di Cesena. Non solo: incontra un travolgente successo mediatico globale e incassa la risposta sorpresa ed esaltata della band alt-rock.

Primo lungometraggio della sceneggiatrice e regista cesenate Anita Rivaroli, già direttrice artistica e cofondatrice di Rockin'1000, We Are the Thousand si fonda sul sogno a occhi aperti di ogni "rocker da cameretta": salire su un palco come un professionista.

Sentirsi, anche solo per un giorno, una vera star. Lavorando su questo spunto warholiano, sull'epica del riscatto e sull'incrollabile tenacia della base dei fan, Rivaroli documenta con notevole senso del ritmo e del crescendo narrativo un mega evento molto rischioso sulla carta, quasi al limite del baraccone. Che condivide con i talent show musicali la fase di selezione (qui evocata solo rapidamente), la "docenza" di guru a capo di ogni sezione, ma prima di tutto ciò la presenza gratuita dei partecipanti, dai quali scaturiscono gli spunti più interessanti: è infatti nella varietà delle loro provenienze e dei motivi che li legano al fare musica, raccontati in sessioni in studio alla macchina da presa, che si rintraccia il nucleo di senso più profondo del film.

In quel confine tra le vite ordinarie e quelle sotto i riflettori, e tra la felicità più autentica del suonare a tempo con un mare di sconosciuti e l'orgoglio di essere stati per qualche giorno "la band più famosa del mondo".

La regia li cattura anche mentre arrivano alla spicciolata nel "pratone" come fossero cowboy che spuntano dietro la collina nei film western. Come soldati anonimi e generosi, pronti a mettersi all'unisono dei click delle batterie e del metronomo a spie colorate, quasi in una sessione oceanica di Guitar Hero, agli ordini del carismatico, euforico maestro Sabiu.

Al netto di qualche momento di enfasi e legittimo orgoglio degli organizzatori per l'impresa realizzata, lo spirito del "tutti per uno" tiene, emoziona e conquista, fermamente assicurato all'eccezionalità e alla qualità sonora di un'esibizione così partecipata e sincronizzata (forse la più insidiosa tra le sfide tecniche, sia dell'evento che del film).

Al punto che la fase della preparazione e il montaggio della complicata esecuzione di Learn to Fly sembrano mettere in secondo piano i trionfi successivi: la promessa mantenuta di Dave Grohl e soci al palazzetto di Cesena e la trasformazione di una coraggiosa scommessa in format strutturato.