LUCA

Locandina Un film di Enrico Casarosa. Con Luca Argentero, Giacomo Gianniotti, Marina Massironi, Saverio Raimondo, Fabio Fazio, Orietta Berti, Luciana Littizzetto, Jacob Tremblay, Maya Rudolph, Jack Dylan Grazer, Jim Gaffigan, Emma Berman, Marco Barricelli. Genere Animazione - USA, 2021. Durata minuti circa.Le avventure di LucaLuca vive un'esperienza di crescita personale durante un'indimenticabile estate contornata da gelati, pasta e infinite corse in scooter.di Marzia Gandolfi


Trama

Da qualche parte tra Monterosso e Portovenere, nuota Luca Paguro, creatura marina che pascola pesci belanti e nutre una curiosità invincibile per il mondo di sopra, quello degli uomini che bevono vino, ascoltano la Callas e pescano quelli come lui. A ragione sua madre lo controlla a vista e minaccia di spedirlo negli abissi profondi se non si terrà lontano dalla superficie. Ma Luca non ci sta e 'sbarca' sulla spiaggia degli umani scoprendo di esserne uno e di poterne assumere la forma fuori dall'acqua. A iniziarlo al mistero è Alberto Scorfano, orfano che 'colleziona' i piaceri della terraferma. Insieme decidono di costruire una Vespa, di vincere una gara estrema e di godersi una vita asciutta ma niente andrà come previsto e la superficie si dimostrerà un 'mostro' più temibile di loro.

Dopo Coco, viaggio vivificante nel mondo dei morti che celebrava la cultura messicana ma pativa le critiche di appropriazione culturale, la Pixar ha fatto il possibile per assicurarsi un'uscita sensibile con Soul nel 2020, un anno marcato dalle manifestazioni del movimento Black Lives Matter.

Tutto comincia quando Pete Docter, autore star pluripremiato agli Oscar, decide di ambientare il suo intrigo nell'universo jazz newyorkese. Chi dice jazz dice protagonista nero, chi dice personaggio afroamericano dice l'impossibilità per il team Pixar, principalmente bianco (a immagine del mondo dell'animazione) di avanzare nella produzione, che arruola allora Kemp Powers, drammaturgo e scrittore estraneo al mondo del disegno ma originario del Queens e quarantenne come l'eroe del film.

Co-sceneggiatore, accreditato poi co-regista, è il primo afroamericano a firmare un film dello studio, si rivela presto un alleato prezioso. A Powers si aggiungono una dozzina di impiegati neri della Pixar sollecitati a commentare lo script e le proiezioni giornaliere. L'obiettivo? Evitare i cliché e prevenire le accuse di appropriazione indebita o di rappresentazione caricaturale del mondo del jazz e della cultura afroamericana in generale. Non è evidente a tutti ma se si appartiene a una minoranza sottorappresentata, che ha passato la vita a interrogarsi sull' 'autenticità', è facile indovinare se il personaggio sullo schermo è stato scritto da un afroamericano o no, da un messicano o no.

L'autenticità culturale non deve per forza saltare agli occhi ma al contrario permettere al pubblico di lasciarsi trascinare dalla storia senza che le sue 'credenze' inciampino nell'incoerenza o nell'incomprensione culturale. Sarà anche per questo che Luca, il nuovo e mediterraneo film Pixar, porta la firma di Enrico Casarosa, che ha il nome solenne di un tenore italiano e le origini indiscutibilmente liguri.

Facendo le dovute proporzioni, quelle storiche (la misura della questione afroamericana) e quelle artistiche, Soul è uno dei film più maturi, complessi e astratti della Pixar, un oceano meditativo in cui sguazzerebbe volentieri il trascendentale David Lynch, il sentimento nazionale come il genio italico sono garantiti dal regista che tuttavia cavalca in Vespa l'Italia immaginaria degli americani, quella degli anni Sessanta e della vacanza wyleriana.

Le canzoni 'animano' le immagini e sposano la causa, 'suonando' Morandi, Mina, Bennato, Pavone, Quartetto Cetra e rispolverando quel lungo "dopoguerra coi piedi per terra" di cui canta Edoardo Bennato in un brano più recente ("Viva la mamma"). Motore in tutti sensi della storia è un'icona del design made in Italy, quella Vespa oggetto di culto sullo sfondo di fontane e chiese barocche (Vacanze romane).

Luca è una carta lucida, di quelle che usavamo a scuola per ricalcare con precisione un'immagine, sovente i confini esatti di un Paese o di una regione. E con occhi lucidi riconosciamo quel Mare nostrum lontano dall'oceano 'amnesico' di Nemo, profondo come la nostra storia e lirico come una Serenata di Caruso. E a 78 giri gira Luca là "dove il mare luccica e tira fonte il vento". Soltanto un po' più a nord, in quel mare di Liguria già sperimentato da Casarosa nel corto (La luna) che gli valse nel 2012 la nomination agli Oscar, un omaggio alla terra dei padri che lascia a vent'anni per un'avventura lunare sull'altra sponda del mondo.

Il debutto in lungo pesca letteralmente nell'immaginario della sua infanzia e nella nostra cultura popolare, a partire da un'espressione colloquiale che traduce in Italia il disagio di chi si trova fuori dal suo ambiente. E un 'pesce fuor d'acqua' Luca lo è davvero: metà marino, metà uomo, non è una sirena ma una creatura che vive dentro al mare ma si avventura sulla terra per scoprire la vita. Ancorato ancora una volta a elementi autobiografici e alla costa ligure, dove è nato, Enrico Casarosa, avvita la sua storia sull'amicizia che lega Luca ad Alberto, leggenda acquatica come lui. Racconto di formazione a cavallo di uno scooter artigianale, Luca snobba "le Vespe truccate anni Sessanta" di Cremonini per quella "senza targa e senza patente" montata da Gianni Morandi in un carosello di tanti anni fa.

Luca non è un film Pixar di primo piano, non ha la vertigine cognitiva di Inside Out, non è quel diamante sperimentale e kubrickiano di WALL-E, che mostrava fino a che punto gli autori potessero spingersi lontano e fare di ogni nuovo film un'avventura metafisica, nondimeno è un raggio di sole che avremmo amato vedere al cinema, magari proprio in una di quelle suggestive arene estive che ogni hanno spalancano gli schermi sul mare che da Portovenere 'naviga a vela' fino a Monterosso.

Combinando insieme gli estremi ripidi del Parco Nazionale delle Cinque Terre, nasce sullo schermo Portorosso, un villaggio di pescatori 'animato' che disegna le architetture dei borghi liguri, le facciate solari, i carruggi che scivolano fino al mare, le torri arroccate su speroni rocciosi, le fortificazioni. Dedali e piazze cariche di sale che dicono della storia 'difensiva' della Repubblica di Genova e del destino delle sue (cinque) terre. Nessuno invasore da cui difendersi, nessuno Libeccio da cui riparare, dal mare arrivano soffiati dal Maestrale due fanciulli che mangiano gelato e nascondono un magnifico segreto.

Alle creature Pixar dalle superfici perfette e dalla fluidità matematica dei movimenti, succedono i ragazzi scavezzacollo di Casarosa, figli ideali di Miyazaki ("Conan il ragazzo del futuro"). Riemergono probabilmente dai ricordi animati d'infanzia del giovane autore, i gesti dinamici e il fascino per le 'macchine volanti' nipponiche. Tra inseguimenti frenetici e corse ardite, profondità e altezze mozzafiato, Casarosa dispiega la sua messa in scena nello spazio, sfidando le leggi della gravità. Quieto e liscio è invece il suo mare che accoglie l'altro come un dono. I cattivi non hanno attitudine all'acqua ma hanno i piedi piantati per terra e l'arpione in resta contro i naufraghi del mondo.

Diversamente da Bruto, squalo bianco e gentile, che lotta vigorosamente per resistere alla sua natura predatrice (Alla ricerca di Nemo), sulla terra il villain resta villano. Ma tutto finirà bene per Luca e compagni, tutto finirà a trenette (al pesto) e Vermentino per un film che resta un po' in superficie e a lato del vasto mare interiore.